Dialetto e Tradizioni
In difesa del dialetto
Chi l’ha detto che il dialetto non è una lingua? O che chi parla in dialetto è una persona incolta e ignorante? Tutt’al contrario! Infatti la stessa parola dialetto non ha un significato negativo, ma indica solo una delle possibili forme che la lingua può assumere. Addirittura ci sono degli studiosi, i dialettologi, che si dedicano proprio allo studio delle differenze tra i vari dialetti.
Infatti il modo di parlare varia da regione a regione, da gruppo a gruppo, da persona a persona. Non ci sono due persone, anche della stessa zona, che usano il dialetto nello stesso preciso modo. Basta paragonare alcune nostre espressioni a quelle usate a Villa di Tirano:
fragole, mirtilli e lamponi per esempio dal nostro
/frau/ , /ghislun/ e /muri mani/
diventano
/maiustri/, /lasun/ e /mani/.
Per non parlare poi dell’uso di suoni diversi nella pronuncia di una parola:
magro per esempio da /magru/ passa a /m(oe)gru/.
Cose anche simpatiche e perché no divertenti … Vale quindi forse la pena di recuperare alcune delle parole più caratteristiche che contraddistinguono il dialetto di Bianzone :
/bumbasina/: cotone
/curnadura/: fisionomia
/stroef/: lavoro pesante
/sgroef/: fascio di legna
/greef/: pesante
/peltrèra/: mobile in legno composto da una credenza che poggia su un tavolo sotto il quale in passato venivano appesi a dei ganci i secchi d’acqua
/bagiul/: arnese di legno con due ganci alle estremità che serviva per portare sulla spalla in perfetto equilibrio due secchi di acqua insieme
/scrana/: mobile che fungeva da panca e armadio
/bancarun/: panca con schienale spesso utilizzata davanti al focolare
/preda/: pietra particolare a forma di fuso per affilare la falce
/cudèè/: contenitore ricavato da un corno per riporre la preda che veniva agganciato alla cintura durante la falciatura dell’erba
/ruzzac/: zaino
/manarin/: scure
/broz/: carro con due ruote legato al cavallo o al mulo per trascinare a valle la legna o il fieno
/priala/: l’insieme del broz e del suo carico
/pòpan/: gozzo delle galline
/lèndana/: ingordo, taccagno
/melgasc/: pianta di mais senza pannocchia
/puia de zurgu/: pannocchia di granoturco
/scarfoi/: foglie secche della pannocchia (venivano messe nei materassi al posto della lana)
/scarfoià/: staccare gli scarfoi dalle pannocchie
/lobbia/: terrazzo di legno dove si lasciavano ad essiccare le pannocchie di granoturco
/patusc/: fogliame secco (veniva raccolto nei boschi e utilizzato per i giacigli alle bestie nelle stalle
/pudin/: falcetto
/cavagn/: cesto in vimini
/but/: botte
/butisin/: botticella
/tinèl/. Tino
/pedria/:recipiente bucato utilizzato per travasare il vino
/tinèra/: luogo antistante la cantina dove ci sono i tini
/graa/: acino
/fulasc/: buccia dell’acino
/grapa/: grappolo d’uva
/fiuu/: particelle bianche che galleggiano sul vino quando il fiasco non è sigillato bene
/fesc/: residui sul fondo della bottiglia di vino invecchiato
/visena/: vino di pessima qualità
/mudà/: travasare
/gramula/: attrezzo per spremere l’uva
/ciuc stincu/: ubriaco fradicio
Origine di alcuni termini dialettali ancora in uso a bianzone
Sono di origine ligure:
● sberlusc (lampo)
Sono di origine latina:
● bagiul (arnese di legno per portare insieme due secchi)
● pecc (poppa)
● scespad (cespo)
● pivel (giovincello)
● panett (fazzoletto)
● sampugn (campanaccio)
Di origine latina è la tradizione da alcuni anni tornata ancora in auge a bianzone di andare a “ciamà l’erba” suonando i sampugn e il corno
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…cun al sampugn…
Sono di origine longobarda:
● gudazz (padrino)
● sluzz (bagnato)
● balos (furbo)
● maschèrpa (ricotta)
● gnècch (arrabbiato)
● lifroch (di scarsa volontà)
● buter (burro)
● lot (parte di terreno assegnato per sorteggio)
● scagn (appoggio per mungere)
● scrana (panca)
● scoss (grembo)
● stracch (stanco)
Di origine longobarda è anche la tradizione che sta ormai scomparendo del gabinatt (richiesta itinerante di doni nel giorno della befana). V. Cerveri
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…e anca al coran
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ogni an *
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i gira per li stradi **
* Ogni an, a la fin de febrèè, um, femni , rais e adiritura anca al prevat (al centro della foto si vede Don Bruno)…
** …i gira per li stradi del paes a ciamà l’erba. La gent che ià ved i pensa ” iè scià i sampugnèè, sperum che i mandis ià al frecc e i faghis vignì a la svelta la primavèra!!